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De Zerbi da Kiev: “E’ una brutta giornata, stanotte ci hanno svegliato le esplosioni”. Il vice Possazioni: “Siamo al sicuro, ma siamo bloccati qui”

De Zerbi da Kiev: “E’ una brutta giornata, stanotte ci hanno svegliato le esplosioni”. Il vice Possazioni: “Siamo al sicuro, ma siamo bloccati qui”

24 Febbraio 2022 | by Domenico Passaro
De Zerbi da Kiev: “E’ una brutta giornata, stanotte ci hanno svegliato le esplosioni”. Il vice Possazioni: “Siamo al sicuro, ma siamo bloccati qui”
Attualità
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La Guerra in Ucraina sta avendo forti ripercussioni su ogni campo, incluso quello sportivo per cui da Kiev hanno già annunciato la sospensione dei campionati di calcio almeno per i prossimi 30 giorni. Bloccato nella capitale ucraina anche l’allenatore italiano dello Shakhtar Donetsk, Roberto De Zerbi, insieme al suo staff. Il tecnico era da giorni a Kiev, divenuto quartier generale della squadra nero-arancio. “Me ne sto in camera, è una brutta giornata. Ho aspettato a lungo che la federazione sospendesse il campionato, fin da quando è successo quel che é successo col Donbass…però non mi sono mosso, perché io sono qui per fare sport e non potevo girare le spalle al campionato, ai tifosi che ci seguono. Ho tredici ragazzi brasiliani, il mio staff…potevamo tornare a casa almeno fino a quando non ci fosse stata sicurezza, no, abbiamo aspettato…stanotte ci hanno svegliato le esplosioni”.  Così il il tecnico bresciano nell’intervista rilasciata in queste ore a Italpress.

“Stamattina hanno sospeso il campionato e dalle finestre dell’hotel Opera abbiamo visto file di auto che si muovevano…credo che stiano andando in Polonia…l’Ambasciata italiana ci aveva sollecitato di andarcene ma non potevo”, le altre dichiarazioni dell’ex allenatore del Benevento.

Arrivano le parole anche del vice, Davide Possanzini, rilasciate a Rete Sport: “Per i calciatori è davvero tosta, ci sono i ragazzi ucraini che sanno di cosa si parla, di cosa si tratta. Adesso è tutto degenerato, i brasiliani sono in hotel come noi, per noi civili non c’è nulla di preoccupante. Per ora. Volevamo andare al confine in macchina, ma non ce la facciamo con un pieno. Sono 700 km. Dovevamo partire oggi pomeriggio, per senso di responsabilità e dovere abbiamo scelto di non muoverci prima. Siamo bloccati qui, la società da stamattina all’alba ci ha fatto lasciare le nostre case per andare in hotel. Siamo al sicuro, stiamo bene e aspettiamo comunicazioni dall’ambasciata”.

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