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Alta Capacità, la stazione di Castelvenere si chiamerà Solopaca. Il Centro Studi Aldo Moro: “E’ uno scippo o uno scherzo di Carnevale?”

Alta Capacità, la stazione di Castelvenere si chiamerà Solopaca. Il Centro Studi Aldo Moro: “E’ uno scippo o uno scherzo di Carnevale?”

22 Febbraio 2023 | by redazione Labtv
Alta Capacità, la stazione di Castelvenere si chiamerà Solopaca. Il Centro Studi Aldo Moro: “E’ uno scippo o uno scherzo di Carnevale?”
Attualità
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“E’ uno ‘scippo’ o uno scherzo di Carnevale? La stazione progettata per la nuova linea ferroviaria dell’Alta Capacità Napoli-Bari e che verrà realizzata interamente nel territorio del comune di Castelvenere si chiamerà Solopaca, stante agli atti ufficiali progettuali”. E’ quanto torna a denunciare il Centro Studi “Aldo Moro” di Castelvenere che già nel 2021 interessò della vicenda l’allora Commissario Prefettizio di Castelvenere Fiorentino Boniello e il delegato della Regione Campania Fernando Errico.

“Entrambi – ricordano gli esponenti del Centro Studi – informarono sia la Regione Campania che la direzione nazionale Rfi Spa che ‘c’era un problema in merito al nome della stazione in questione’. Da allora, però, nessuna risposta ufficiale, mentre i lavori proseguono e si continua a ignorare l’errore.

Errare è umano, perseverare no. Se i progettisti o chi all’epoca amministrava il comune di Castelvenere (sindaco Mario Scetta, ndr) non si sono accorti dell’errore o dell’ “orrore” sui grafici progettuali, perché la direzione commerciale nazionale di Rfi Spa non prende atto delle segnalazioni ricevute? E’ tanto difficile e oneroso correggere l’errore? A chi giova continuare a ignorare un errore così palese? Perché gli Enti preposti continuano ad essere ‘sordi’ o ‘ciechi’?”

“La vicenda, per quanto ci riguarda, non finisce qui: ci adopereremo di investire del problema il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e di far depositare una interrogazione parlamentare perché Castelvenere non può essere ‘scippata’ del nome su un’opera strategica come l’Altà Capacità”, conclude la nota del Centro Studi “Aldo Moro”.

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