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Città Spettacolo, l’opinione di Michelangelo Fetto

Città Spettacolo, l’opinione di Michelangelo Fetto

11 Luglio 2016 | by Enzo Colarusso
Città Spettacolo, l’opinione di Michelangelo Fetto
Cultura
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BENEVENTO- La scelta di affidare a Renato Giordano la direzione artistica di Città Spettacolo. La Cultura si interroga su ciò che ne sarà della grande rassegna teatrale, se assomiglierà al Cotto e Crudo oppure sarà all’altezza della tradizione, magari tralasciando gli ultimi anni. Dopo Peppe Fonzo e Nico De Vincentiis  anche Michelangelo Fetto e quindi la Solot del Mulino Pacifico entra nella discussione e lo fa in modo soft ma non meno “preoccupato” per la deriva in cui potrebbe precipitare l’evento. Fetto parte da lontano, dal 1991 quando lanciò insieme ad altri operatori culturali  “Un autografo per Città Spettacolo”, quando il dissesto del Comune mise seriamente in pericolo l’effettuazione del Festival teatrale all’epoca più importante del Mezzogiorno. “Migliaia di cittadini apposero le loro firme e tanti artisti fra cui Franca Rame e Dario Fo dimostrando affezione, sensibilità e civiltà . Qual è il rischio che si corre oggi, si chiede Fetto, a rimpiangere con tanto di sospiro, artisti come Judith Malina, la Compagnia dell’Arlecchino servitore di due padroni, il teatro nero di Praga, Marco Paolini ,Peter Greenaway, Fura del Baus, Luigi Proietti, Dario Fo e tanti altri artisti magari giovani sconosciuti dell’epoca che hanno trovato nel festival l’ideale trampolino di lancio per carriere straordinarie come Ugo Chiti o Mario Martone ? Il rischio, scorgendo alcuni commenti dei social e sulla stampa, è quello di passare per rosiconi, tromboni, invidiosi, nemici del popolo ed amanti delle “masturbazioni intellettuali” nonché nostalgici dell’ancien regime dimenticando che chi è artista lo è sempre e non solo cinque anni si e cinque anni no.  Ho sempre amato il teatro in tutte le sue declinazioni ma naturalmente con delle preferenze verso il teatro di narrazione, il cosiddetto teatro civile e politico. Il teatro deve essere politico ( Pòlis), deve concorrere attraverso i temi, le narrazioni e le poetiche alla crescita del senso critico di chi vi assiste e non come si potrebbe e vorrebbe far credere al suo compiacimento per altri fini. Un festival teatrale deve essere momento di laboratorio, di sperimentazione drammaturgica, vetrina per le nuove tendenze sceniche e non il duplicato all’aperto di una normale stagione teatrale. Altre sono le vetrine, i palcoscenici, di manifestazioni votate al puro intrattenimento come la Festa della Madonna delle Grazie, il “Sannio Fest” o le “Quattro notti della luna piena” che hanno la caratteristica di attrarre le masse; sono manifestazioni organizzate bene che hanno fra le altre cose il merito di produrre ricchezza per il commercio. Ma una programmazione seria deve tener conto di tutto e soprattutto di tutti;  la cosa che fa a pugni con il buonsenso è l’omologazione verso il basso, la condanna del pensiero e dell’impegno e del teatro drammatico inteso nel senso letterale del termine a tutto vantaggio di recital monologanti di artisti di fama televisiva tenuti in pubblica piazza come i cantanti di Sanremo e lontani da magnifici spazi all’aperto che pur ci sono come per esempio il Teatro Romano. Fetto lancia un appello ai nuovi amministratori ponendooli di fronte a due modi per agire : quello facile, con la quinta marcia in discesa che porta all’applauso facile, al successone che al modo delle ciliegie vi porterà ad abbassare l’asticella qualitativa con spettacoli sempre più scadenti e con artisti sanniti all’ammasso e l’altra, più faticosa ma sicuramente più utile in proiezione futura, che porta la “famosa” asticella alla sua elevazione, che porterà  il festival a riappropriarsi della sua funzione di stella polare del movimento artistico (non solo cittadino) e dunque motore di  un processo progressivo di semina benefica in termini di accrescimento sociale, culturale e politico della nostra comunità  ed è proprio in quest’ultimo verso che vi auguro il maggiore successo perché il vostro successo sarà quello della mia città”.

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