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Benevento| I Concerti della Bottega, incontro con il pittore  Alfredo Troise

Benevento| I Concerti della Bottega, incontro con il pittore Alfredo Troise

30 Luglio 2017 | by Maresa Calzone
Benevento| I Concerti della Bottega, incontro con il pittore  Alfredo Troise
Cultura
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Siamo ai Concerti della Bottega, la kermesse culturale ideata dall’associazione culturale L’Art du Luthier, con la direzione artistica di Enrico Minicozzi. Quattro serate di puro spettacolo, cultura, danza, libri, musica, arte. Lui, è Alfredo Troise, pittore 41enne napoletano, lo incontro sotto il porticato del Chiostro di San Francesco, dove la kermesse prende vita.Mi fa vedere le sue tele, le sue sculture, ne parla con orgoglio e disprezzo insieme, con amore poi. Alfredo è un ragazzo che sprigiona energia, vitalità, tenerezza. La stessa tenerezza e rabbia che mette nei suoi quadri di natura espressionista. Cosa dipingi?
“ Dipingo occhi, sguardi. Gli sguardi del pregiudizio, quelli che sento addosso e che trascinano i pensieri della gente. Gli occhi parlano del disagio di tanti giovani che vivono momenti transitori o definitivi di sofferenza. Sguardi indagatori che vivo anche su di me”. “Io convivo con la Sindrome di Tourette”, ( afferma con aria assolutamente disinvolta Alfredo, che sembra al tempo stesso giustificarsi per qualche “scivolone verbale” che potrei aver frainteso, e continua a parlarmi, evidenziando il desiderio di spiegare, di far conoscere la sua realtà al mondo che lo circonda e lo attraversa con occhi indagatori). “ Non hai mai sentito parlare della Sindrome di Gilles de la Tourette? A me è stata diagnosticata che avevo appena sei anni. E’una patologia neurologica che colpisce l’emisfero sinistro del cervello deputato a tenere saldi i freni inibitori. Condivido la mia vita con un’inquilina indomabile che è questa sindrome, che mi fa fare cose involontarie come tic e movimenti incontrollati, ma soprattutto mi spinge a dire parole scurrili, imbarazzanti irrefrenabili. Ora mi sto controllando” (sorride).
Lo ascolto, ricambio il sorriso, ma non mi soffermo sulla sua patologia, Alfredo è quello che dipinge, non quello che dice inconsapevolmente.
Quando hai iniziato a dipingere?
“Ero ragazzino, ma ho dovuto lottare contro le resistenze di mia madre, che non mi appoggiava in questo percorso artistico. Ma come tutte le cose proibite sono quelle più agognate, così sono andato avanti, e non ho più smesso di creare”.
Stasera ai Concerti della Bottega ti ho visto dipingere mentre era in corso il concerto del Duo Belem. Parlami di questa estemporanea.
“La musica è stata una buona fonte d’ispirazione. Ma l’idea nasce dalla visita di questa mattina alla bottega di Enrico Minicozzi, i violoncelli, i violini… mi sono rimasti nella mente come se avessero avuto delle storie proprie. Stasera ho messo su tela le emozioni di quel momento, Il violoncello che emerge in primissimo piano e poi tanti occhi, sguardi indagatori, curiosi, di adulti e bambini che ho visto intorno a me anche questa sera”.
Sei soddisfatto del lavoro che hai appena finito? Che tipo di rapporto hai con le tue creazioni?
“Stasera sono abbastanza soddisfatto, ed è una cosa rara sai? Di solito appena dipingo non mi piace mai quello che ho realizzato. Ho bisogno di tempo per “metabolizzare” ciò che ho ideato, prima di riconoscerle mie le tele, passa del tempo, anche mesi. Poi succede la cosa inversa, mi “affeziono” e ho difficoltà a lasciarle andare, quando le vendo. E’ dunque un rapporto conflittuale e amoroso insieme”.
Tu dipingi ad olio, che cosa rappresenta per te l’odore dei colori?
“ Pensa che a volte vado allo studio solo per sentirne l’odore e poi vado via. Per me l’odore dei colori è come l’odore della propria donna, se non c’è quella chimica speciale non si crea energia, non nascono alchimie e quindi le opere d’arte”.

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