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Benevento| Ma non è una cosa seria

Benevento| Ma non è una cosa seria

25 Ottobre 2020 | by Enzo Colarusso
Benevento| Ma non è una cosa seria
Politica
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Alfredo Martignetti è il 18esimo assessore dell’era Mastella. Facendo qualche conto, l’ex dem, nel 2016 sostenne attivamente la candidatura di Del Vecchio, è l’ultimo di una galleria lunghissima di personaggi che nei 4 anni e mezzo di consiliatura il sindaco ha alternato in quella che è la missione fiduciaria del ruolo di assessore. Un bel numero, non c’è che dire. Fausto Pepe, il suo delfino fino allo strappo del 2009, ne ha fatti girare una decina in dieci anni e si che il Dottor Faust di problemi con il suo partito ne ha avuti eccome, specialmente nella seconda consiliatura. Mastella ha fatto di meglio e ha chiuso la partita del dopo Picucci nella maniera più consona. Un uomo del suo partito e la faccenda si può considerare conclusa. Certo, le manovre che avrebbero portato a Vizzi Sguera e la stessa profferta fatta a Picucci per sbaragliare i quattro moderati gli avrebbero permesso di avere una prospettiva maggiore per il 2021 ma di tempo ce ne è per fare proselitismi. E di tempo ce ne è anche per incasellare il vertice politico di Gesesa, l’ultimo tassello che gli resta da colmare. Come descrivere questa sarabanda di umanità e i suoi rapporti col sindaco? Facciamo una cronistoria. Per alcuni è stata fatale la voglia di autonomia, vedi Amina Ingaldi oppure Erminia Mazzoni, che pagò la presunta volontà di volersi candidare per le Politiche del 2018. Per altri, vedi Giorgione, un post sui social giudicato intollerabile e per quanto ei si sforzasse di trovare una giustificazione non ci fu verso di far cambiare idea al sindaco: due mesi e via. Al suo posto Antonio Reale. Ma la nemesi è in agguato e ci mette il tempo giusto. Che ti accade? Accade che Mastella cambia schieramento e Reale no e allora come si fa ad andare d’accordo? Via Reale, per motivi politici ma non soltanto, e chi ti pesca il nostro? Gerardo Giorgione. Na battuta? Ma che…Quello stesso Giorgione che pochi mesi prima lo aveva ridotto “na pezza” quando era in procinto di prendersi la segreteria cittadina di Forza Italia, poi sfumata. E’ la “realpolitik”, baby, e allora “volemose bene” e scurdammc o passat. Il sindaco è maestro di tatticismo e i tempi attuali lo invitano a nozze, figuriamoci se si fa scrupoli a cambiare idea se la cosa lo avvantaggia. In meno di una consiliatura non si capisce più quale sia la sua maggioranza, è un guazzabuglio di mezzi accordi e accordicchi, una palude nella quale annaspano pure quei pochi che sono rimasti al loro posto e al suo fianco, magari alcuni masticano amaro perché esclusi da Noi Campani, che è entrato a pieno titolo nel circo Barnum con tanto di gruppo consiliare riciclato e ora un assessore. Ma andiamo di conserva. E’ passato Gino De Nigris, una delle voci più lucide e competenti, na lagna per molti, la Delcogliano, scelta per la storia familiare ma mai tenuta in gran considerazione , l’ottima Patrizia Maio che non andava bene ai vecchi vertici azzurri, e alla quale va il nostro abbraccio, l’unica della quale Mastella, forse, non intendeva privarsi. E poi Enzo Russi che qualcuno ricorderà segretario provinciale dell’Udeur, un’altra delle uscite a valanga del Ceppalonico per la quale ci fece arrivare a Napoli, alla Stazione Marittima, e poi adieu…. Russi, per molto tempo distante, di colpo riappare con il riavvicinarsi del cugino Mosè. Dei nuovi arrivati rilevante è il ruolo del Generale Romano che da solo si è caricato il peso dei beni confiscati e ha prodotto risultati concreti nonostante masticasse amaro il piano nobile di Palazzo. Della Coppola, funzionale al nuovo organigramma partitico di Mastella, poco o nulla, sulla Mignone si è scritto già abbastanza ed è inutile tornarci su, basta e avanza la cronaca quotidiana. Restano i fedelissimi. Pasquariello e vieppiù Ambrosone, l’uomo più leale e che spesso si è visto alle corde ma non ha mai mollato nemmeno dinanzi alle lusinghe decariane. E la Serluca, tecnico di ottima scuola ed ora anche sodale politica indiretta di Lui per via del marito. Sono gli unici che resistono al sindaco, gli unici del “nove” di partenza. Diciotto persone, decisamente troppe, in pratica due giunte, e risultati inversamente proporzionali al numero.

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