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Umberto vincit

Umberto vincit

29 Gennaio 2023 | by Enzo Colarusso
Umberto vincit
Politica
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Il “decarianismo” più duro e più puro si riprende la scena e pure il partito sannita, squassato da una infinità di polemiche e di lacerazioni che non sarà facile ricomporre. Alla Rocca, dove si consumò l’attacco ai giovani turchi quel 7 di ottobre e che aprì la stagione dei lunghi coltelli, in quello stesso posto, si è consumata la passerella di Umberto, seduto guarda caso nelle stesse posizioni di quel pomeriggio-sera, non si sa per una casualità oppure per una precisa volontà di assistere “a latere” al suo piccolo grande successo che di questi tempi di magra è comunque qualcosa di probante. A Cacciano il compito da Gran Ciambellano, per ripetere che un partito non è una banda di masnadieri pronti all’agguato ma un consesso di regole e di comportamenti che non possono essere sacrificati alla vanagloria e alla cupidigia di chi intende estromettere, con sistemi poco ortodossi, interi quadri democraticamente scelti dalla base. Cosa gli vogliamo dire a Cacciano? I fatti danno ragione alla nomenklatura, la confusione che impera nel partito da Roma a scendere alla più piccola sezione di provincia è tale che un atto come quello del commissariamento venga emanato ma mai ufficializzato e alla fine sia nullo perchè la direzione nazionale non lo ha ratificato entro il mese che lo statuto prevede per queste cose. Siamo alla farsa e pure al classico e conseguente sarcasmo di chi si ritiene vincitore di cotanta disfida. “Arroganza somara” è affermazione durissima rivolta a Mortaruolo e alla Pepe, gli angeli caduti agli inferi, e al contempo sferzante, il nuovo che sarebbe dovuto arrivare che si aggrappa, come nelle più fulgide operazioni da ancien regime, a intrighi di palazzo o di Bottega per fare fuori chi c’è e prenderne il posto ma quel passato era cosa di gran lunga più seria e feroce di questi tristi epigoni di oggidì che non sanno ciò che si faccia. Dalla parte opposta non arrivano repliche per cui tutti insieme danzano su un cumulo di macerie e la speranza è che se ne possano accorgere per tempo, prima che un elettorato in larga parte indifferente a tanto non decida di operare la stoccata definitiva e li sommerga del tutto. E allora spazio al congresso per il quale la nomenklatura sannita e pure i giovani turchi parteggiano per il medesimo alfiere in uno strano connubio che mette insieme gente che si è azzuffata e che continua ad azzuffarsi. Bonaccini salvi tutti e riporti la pace tra gli ulivi rinsecchiti, che la sua mano taumaturgica sappia tornare a fare qualcosa “de sinistra” ma la sua propensione alla giustezza dell’autonomia differenziata non sembra essere un viatico rassicurante. Epperò, quello prima di essere El Cid dei compagnucci rosè è prima di tutto il Governatore di una delle tre o quattro regioni più ricche del Paese…Gli si contrappone la Schlein, supportata da quel Boccia gran nimico di Umberto, un altro “capolavoro tattico” del de bello civile piddino. Ei parteggia per la Elly e argomenta che “il congresso non può essere una conta tra gruppi locali e, men che meno, una corrida tra gruppi contrapposti perché non è questo quello che si aspettano le elettrici e gli elettori della sinistra italiana.” Peccato che in questa fase egli sia stato tra i più attivi a rendere lo scontro una corrida ma tant’è, la liquidità di questa politica di oggi ci induce a scordarci rapidamente di ciò che è stato e a rituffarci in ciò che sarà.

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