“Fico, il più democristiano dei 5 Stelle”. Mastella dalle colonne del Corriere della Sera così definisce il probabile candidato del centrosinistra alle prossime Regionali. Certo che se questa definizione il sindaco di Benevento l’avesse fatta una decina di anni fa il partito del vaffa, che oggi non c’è più, lo avrebbe sommerso di improperi e addio connubio ma ora è diverso, molto diverso. De Luca non vuole sentire parlare di Fico e Mastella lo caldeggia apostrofandolo in maniera apparentemente benevola. Che cosa ha in mente Mastella? Si potrebbe pensare che sia un “promoveatur ut amoveatur”, che lo starebbe bruciando giocando di sponda col suo amico governatore. E’ un’ipotesi.
L’etichetta fa ancora discutere perchè Mastella continua a caldeggiarlo come candidato e i 5Stelle si avvicinano sempre più ad un partito “romano”, se è vero che non si batte ciglio dinanzi alle prospettive dei Cesaro che sarebbero imbarcati nel gran calderone. Roba da far tremar le vene e i polsi ad una base che, nel Sannio come altrove, resta incredula di tanta trasformazione. Da noi il rischio di sfaldamento è cogente perchè i gruppi territoriali hanno già fatto capire di non seguire il partito su questa china, che reputano deleteria e inaccettabile anche nei confronti dei diktat di Mastella che in cambio del suo appoggio a Napoli vuole che nessuno gli dia fastidio a casa sua.
Fico, nella sua seconda puntata in un paio di mesi a Benevento, sull’argomento non si sofferma e nemmeno sulle contumelie relative alla sua candidatura e nemmeno si sbilancia sulla richiesta di destituzione di Sabrina Ricciardi che da parte sua liquida come “cattiverie” la presa di posizione della base, un po poco per spiegare quanto sta accadendo. E allora ecco la missiva aperta di Gabriele Corona, militante del partito, che traccia un suo quadro circa la poca convenienza dell’apertura a Mastella e i rischi di dissoluzione del quoziente elettorale.
Tornando a Mastella anche lui aspetta che tra De Luca e la Shlein ci sia un chiarimento ma nel frattempo si industria per cercare di formare una sua lista che al momento risulta assai poco probabile; il 2,5% è davvero duro da raggiungere, più agevole l’aggregazione ma con chi? La prospettiva è ancora nebulosa e non è detto affatto che abbia chiuso la porta al centrodestra specie se dovessero esserci candidature clamorose e tutto è possibile, anche impensabili ritorni, e per adesso non in agenda.
Finalino su De Luca. Sette liste per erodere il 22%, numero più, numero meno, al centrosistra e Lucia Fortini candidato presidente. Con lui l’establishment occulto, quel mondo della sanità che il Governatore può ancora controllare, con tutto il carrozzone relativo delle holding farmaceutiche che è molta roba e molto potere e su cui De Luca non tollererà intromissioni nell’esercizio del controllo, con o senza accordo col PD. Certo, per ora De Luca appare il vero arbitro della situazione ma non è chiuso al dialogo. Certo porrà le sue condizioni, controllo pieno della sanità su tutto, e non transigerà.