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Benevento, segnali e prospettive. Dentro e fuori dal campo…

Benevento, segnali e prospettive. Dentro e fuori dal campo…

9 Novembre 2020 | by Domenico Passaro
Benevento, segnali e prospettive. Dentro e fuori dal campo…
Benevento Calcio
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Da una sosta all’altra, il Benevento arriva alla seconda sosta con gli stessi punti del primo trittico ma stavolta con umori completamente differenti. 5 KO di fila con la Coppa Italia nel mezzo, “pazienza, un impegno in meno per dedicare tutte le energie al campionato” si era detto dopo aver visto il Benevento B contro la quasi Primavera dell’Empoli. Ironia della sorte, era stato un allenatore apprezzato dalla dirigenza sannita, Alessio Dionisi, ad imbrigliare i giallorossi con l’organizzazione di gioco della sua squadra, così come un’altra conoscenza, Vincenzo Italiano, al “Vigorito” ha fatto brillare gli occhi per l’espressione di gioco del suo Spezia. La gara con l’Inter fu definita amichevole da Inzaghi, ovviamente col sorriso sul volto per non far perdere di vista la reale dimensione della sua squadra. La vittoria col Bologna e poi la ripresa in salita con Roma e Napoli. I segnali dell’Olimpico andavano colti e per quanto professasse un gioco offensivo, alla fine è stato lo stesso allenatore ad adattarsi e l’andamento della gara con la squadra partenopea lasciava presagire un nuovo inquadramento ad una mentalità più bilanciata. Perdi 2-1 e magari con un briciolo di fortuna in più porti a casa un pareggio che forse non sarebbe stato meritato sul piano delle occasioni, ma possibile sul piano degli episodi. Poi c’è Meret che la leva dall’incrocio all’ultimo assalto. Un segnale confortante, non come quello di Roma che, per quanto colosso l’avversario, non aveva affatto convinto per equilibrio.

Qual è la strada giusta per il Benevento? Ci si chiedeva e il doppio confronto con Hellas e Spezia avrebbe potuto rispondere. Beh, in un certo senso l’ha fatto. Come a dire tra le possibilità di certo non è questa. Tante occasioni a Verona e va bene la storiella che il Benevento ha creato tanto, ma che ci fosse qualcosa che non andasse il primo ad accorgersene è stato proprio il presidente, Oreste Vigorito. La scelta del ritiro non poteva essere un caso, più di un intenso confronto con staff e giocatori e la decisione. Salvo poi tornare sui propri passi. Sarebbe stato importante che l’allenatore rispondesse precisamente come il dietrofront fosse maturato, se da spontanea volontà della società o, magari, da una richiesta specifica della squadra. Più probabile la seconda, ma non è dato saperlo con certezza. Fatto sta che riposta fiducia su una determinata presa di consapevolezza, squadra e allenatore si erano assunti una responsabilità importante nei confronti del presidente in primis. Eppure è lo stesso Inzaghi ad ammettere di non aver riconosciuto la sua squadra con lo Spezia. Perché è accaduto? L’allenatore che troppo spesso evita anche il confronto con gran parte della stampa, aiutato dall’emergenza Covid che permette di non dare troppe spiegazioni. La società lo accontenta, sposa la linea del tecnico riponendo fiducia in ogni suo metodo, dentro e fuori dal campo, ovviamente sulla base di una fiducia acquisita meritatamente per i risultati. Eppure, sarebbe bello potersi confrontare per maturare anche delle analisi che tengano in considerazione ogni prospettiva. Se il confronto viene meno, qualcuno dall’interno ci scuserà se magari sorvoliamo su qualche aspetto, ma possiamo basarci solo su quel che vediamo o magari su qualche sorriso che, invece, opportunamente viene riservato a palcoscenici mediatici indiscutibilmente importanti e utili alla carriera. Ci mancherebbe altro.

“Le chiacchiere le fanno gli altri”, dice giustamente Inzaghi che di mestiere fa l’allenatore e che certamente dall’alto della sua esperienza riuscirà a mantenere il giusto equilibrio nelle valutazioni, che non saranno né tanto ottimiste quanto qualche – definito – complimento di troppo (ma poi, da chi?!?!?!?), né così calcisticamente drammatiche come forse qualche eccessivo estremismo riporta. Nessun processo, né tantomeno può esserci condanna alla settima giornata di campionato. Gli infortuni, la crescita di alcuni singoli lasciano presagire ulteriori margini di miglioramento della squadra giallorossa con qualche rientro in più e, magari, qualche esperimento in meno. La sosta aiuterà, anche se dopo un filotto così il campo avrebbe subito dato l’occasione di evitare qualche settimana che, invece, inevitabilmente tenderà qualche pressione in più. Il calendario alla ripresa non agevola ma ora, prima che i punti, Inzaghi ricerca segnali. Lo switch da asfalta-torneo a squadra di sacrificio per la salvezza non è affatto così semplice, la filosofia offensiva che Inzaghi vuol dare alla sua squadra è chiaro metodo di lavoro sull’autostima che plasmi la mentalità dei suoi ragazzi. Poi il giusto equilibrio, Inzaghi proverà a mantenerlo in campo, noi nelle valutazioni. Insieme…

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