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Gianni Raviele, l’orgoglio di “Caudio”

Gianni Raviele, l’orgoglio di “Caudio”

21 Maggio 2016 | by redazione Labtv
Gianni Raviele, l’orgoglio di “Caudio”
Attualità
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L’orgoglio sale fin sopra i capelli. Una comunità fiera e lieta di un suo concittadino che ha fatto la storia del giornalismo non solo irpino, ma italiano. Si tratta di Gianni Raviele reduce da un encomio solenne voluto dall’amministrazione comunale. Una cerimonia tanto aspettata e quasi dovuta per chi ha portato S. Martino Valle Caudina a livelli, che molto probabilmente, non toccherà più. Almeno in un futuro recente. Una comunità storicizzata dalla caratura di un uomo mite nell’aspetto, pacato, ma allo stesso tempo dal verbo autorevole e dalla penna sentenziante. Caratteristiche riassunte, per l’appunto, dal discorso di apertura del direttore de “Il Caudino” Alfredo Marro che narrando alla perfezione il suo lungo curriculum ha riscosso, con ironico sarcasmo, anche lo stupore dello stesso Raviele. Cerimonia decisamente interessante, a fasi nostalgica, ma di una nostalgia contornata di fierezza per una mente che, senz’altro, è destinata a rimanere negli albori della storia sammartinese al pari di tanti altri lustri cittadini.

È stato tra i primi Raviele e con i primi giornalisti d’Italia. Li cita tutti nella sua relazione finale ricca di ringraziamenti e di fatti di vita che, inevitabilmente, si sono intrecciati con mezzo secolo di storia italiana. Da Sergio Zavoli che considera «un singolare direttore del quotidiano, ma un grande organizzatore di mensili» allo «scomodo direttore intellettuale del “L’Unità” Furio Colombo» passando anche per la «defenestrazione di Bruno Vespa in Rai» che lo spinse poi al trasferimento a S. Marino nell’emittente associata alla prima azienda di telecomunicazione italiana. Era nell’immediato dopo guerra quando Raviele vinse il concorso nazionale per entrare in Rai e subito occupò gli scranni del Gr per poi, successivamente, passare alla televisione. Iniziò con il suo amico Zavoli su Rai uno, «erano orientati verso il centro-sinistra» dice e per questo «nutrivano la simpatia di esponenti come Zaccagnini, Craxi e De Mita». Raviele era l’espressione dell’Irpinia dei magnifici 7, quella dell’impero democristiano che, insieme a Biagio Agnes – altra storica penna irpina della Rai – rappresentava l’alta caratura irpina. Ma Raviele era quella caudina. Da sottolineare con un pizzico di patriottismo come lui stesso ha fatto durante la cerimonia. «La Caudio narrata da Orazio – rimarca – da fare propria un po’ come la Itaca di Ulisse».

Tornando all’esperienza Rai, la parte più interessante è stata quella del passaggio al Tg2 considerato «un covo di sessantottini frustrati» e per questo abbandonato, poi, per un ritorno al Tg1 diventando il direttore della rubrica cultura. Da lì nacque lo storico programma “Prisma” che «ha reinventato tante firme» e leitmotif per quella che sarebbe divenuta «l’Estate sammartinese», storica rassegna che ha trascinato, oltre le Forche caudine, artisti del calibro di Lucio Dalla – legato da un sodalizio amichevole storico -, Zucchero, Mina, Celentano, I Pooh, Ornella Vanoni, Pino Daniele, Andrea Bocelli e tanti altri. E proprio in merito alla storica Pro loco – all’epoca da lui presieduta -, organizzatrice dell’evento trentennale, partono i ringraziamenti accorati ai tanti che, a suo tempo, furono gli artefici di una indelebile ed irripetibile esperienza. Ma un’esperienza che per tanti esponenti, «usciti di scena volontariamente ed oggi ancora in circolazione», è terminata. Duro, da questo punto di vista, è il monito, ma a quanto sembra alleviato, oltre che da un ritratto personale ed una targa, dall’apposizione – su sua richiesta – di due pietre ricordo nella storica arena dei concerti, “Luisa Conte”. Una per l’occasione dell’anteprima internazionale dello storico brano “Caruso”, che per la prima volta Lucio Dalla cantò proprio in quel di S. Martino. Era il 19 agosto del 1986. E l’altra in ricordo dell’esibizione del tenore Andrea Bocelli nell’estate del 1994.

Due targhe storiche che vogliono ricordare ciò che, almeno culturalmente parlando, ha reso ineguagliabile quel passaggio “oltre le Forche caudine” narrato anche tra i versi di un grande Edoardo Bennato, ma sicuramente totalmente opposto al senso inteso dal cantautore partenopeo.

Grazie Gianni, grazie direttore.

Valerio Pisaniello

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