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Roma| Viminale, altolà ad autovelox selvaggio

Roma| Viminale, altolà ad autovelox selvaggio

11 Agosto 2017 | by Enzo Colarusso
Roma| Viminale, altolà ad autovelox selvaggio
Attualità
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Stop all’autovelox ‘selvaggio’ usato per fare cassa e non per condizionare gli automobilisti che premono troppo sull’acceleratore. Il Ministero degli Interni ha emanato una circolare che parla chiaro: gli autovelox devono essere preannunciati con segnali a terra e le postazioni di controllo devono essere visibili. “Gli organi di polizia stradale che utilizzano i dispositivi e i sistemi di controllo della velocità – si legge nel documento – devono assicurarsi che la postazione di controllo sia efficacemente segnalata e resa visibile, nonché collocata a un’adeguata distanza, sia dal segnale che indica l’attività di accertamento, sia dal segnale riportante il limite massimo di velocità”. Gli autovelox dovranno inoltre essere sottoposti a verifiche annuali. Le forze dell’ordine che disattenderanno le disposizioni commetteranno il reato di abuso d’ufficio ed i verbali potranno essere annullati presentando ricorso al Prefetto o al Giudice di Pace. E’ una vicenda lunga quella che inerisce agli strumenti di controllo e repressione dell’alta velocità.

Già in una conferenza stampa di inizio luglio il Sottosegretario ai Trasporti e alle Infrastrutture  Umberto Del Basso De Caro aveva tuonato contro autovelox selvaggio parlando di veri e propri abusi collegati a queste terribili macchinette che terrorizzano l’automobilista. “Considero gli autovelox un’autentica vergogna”, ebbe a dire l’avvocato, “una furbata dei Comuni a danno dei cittadini che la Consulta ha giudicato illegittimi”. Si badi bene: non è in discussione l’acerbità nei confronti degli spericolati che scambiano la strada per un circuito di formula uno bensì l’andazzo che si è andato sostanziando attorno a questi strumenti ai quali comuni in difficoltà economiche e con la fortuna di avere una territorialità su strade a scorrimento veloce si aggrappano per ovviare a deficit di cassa. Una discriminazione inaccettabile in riferimento anche ad altre realtà la cui ubicazione territoriale meno fortunata esclude dal business.

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