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Benevento| Centro disabili, Romano: Comune sceglie la via del muro contro muro

Benevento| Centro disabili, Romano: Comune sceglie la via del muro contro muro

26 Luglio 2018 | by Enzo Colarusso
Benevento| Centro disabili, Romano: Comune sceglie la via del muro contro muro
Attualità
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In merito alla questione relatriva al centro disabili “E’ più bello insieme” del Rione Libertà, che sta prendendo l’attenzione generale in questi ultimi giorni, interviene Serena Romano, giornalista di lungo corso che riprende le fila di una discorso forse ancora non troppo battuto nel complessivo universo del sociosanitario ma su cui pare squarciarsi il velame delle reticenze e delle mezze verità. Romano si chiede cosa ci sia dietro i tentativi di chiudere “E’ più bello insieme”. Sotto l’egida de La Rete Sociale di cui è presidente, Serena Romano è dell’avviso che “più aumentano le manifestazioni di solidarietà e di protesta contro l’arbitraria decisione di interrompere il servizio, più il Comune si trincera dietro il muro del silenzio: alimentando, così, nuove perplessità e interrogativi”. Romano affronta il settore di cui vanta maggiore conoscenza, quello della disabilità mentale, e a nome dell’associazione di familiari di disabili psichici invita a trovare le risposte agli interrogativi sulle interconnessioni che starebbero alla base del tentativo di avvicendamento tra nuove e vecchie cooperative proprio “fra le carte che al Comune forse sono sfuggite ma anche, a breve, fra le carte della Salute Mentale, della Asl, del Distretto, della Riabilitazione che, dice la Romano, riporteremo anche sulla nostra pagina Facebook “NO SALUTE MENTALE A PORTE CHIUSE”. “Sono, prosegue la nota della giornalista, la prova del tentativo in atto di distruggere il “sistema di qualità” per curare le disabilità di cui “E’ più bello insieme” è un esempio eclatante. “Qualità alta a costo basso”: è questa la cura del disagio psico-fisico che noi abbiamo contribuito a costruire contrastando il costosissimo “sistema clientelare” di “mala riabilitazione” e “mala psichiatria” imperante fino a 10 anni fa che spesso prova a riprendere il sopravvento”. Serena Romano fa una corposo “riassunto delle puntate precedenti” sui tentativi che a suo avviso il Comune avrebbe posto in essere per cercare din ostacolar lo passo al centro E’ più bello insieme e ne elenca quattro.  “Il primo tentativo risale al 28 maggio scorso, scrive, quazndo il dirigente Verdicchio sospende il funzionamento del Centro “ad horas” sulla base di una nota dei NAS. Ma viene fuori che i NAS non hanno intimato nessuna chiusura. Al Comune hanno preso una svista nell’interpretare la normativa sul rapporto tra numero utenti e numero di bagni: al Centro, cioè, dovrebbero funzionare almeno 4 gabinetti sugli 8 esistenti. E in effetti 4 già funzionano. Allora che significa? Che al Comune hanno fatto male i conti: si sono sbagliati. La sospensione è illegittima e il 29 giugno il dirigente è costretto ad annullarla. Il secondo tentativo è legatom al titolo: il Comune dice che non c’è titolo ma il titolo invece c’è. E’ il protocollo di intesa del 30/10/2007 fra il Comune e la Cooperativa cui viene concesso l’ulso della scuola di San Modesto a tempo indeterminato e senza nessun affitto da pagare, considerata l’utilità sociale dell’attività del Centro: protocollo considerato valido dalla commissione Ambito B1 deputata al rilascio delle autorizzazioni con il provvedimento n. 86386 del 23/10/2014. Forse per la burocrazia comunale quel protocollo non esiste o non è valido? Interrogativo che ne solleva un altro: perché il dirigente del settore sente la necessità di esprimere giudizi e si lancia in personali quanto opinabili interpretazioni legislative che innescano provvedimenti frettolosi? Forse la risposta emerge dal terzo tentativo avviato dal Comune per chiudere il Centro: dove, come nel gioco dei due compari, il dirigente sembra ricoprire il ruolo di quello che acciacca, e il Sindaco di quello che acconcia. Il dirigente, infatti, accusa la cooperativa di morosità: 40.000 euro di affitto arretrato. Così, in una “riunione-farsa”, il Sindaco nei panni del bravo padre di famiglia, offre un contributo dalla sua indennità mensile per non fare chiudere il Centro. In verità, nella stessa riunione Don Nicola De Blasio, pur di scongiurare il dramma di 25 famiglie private del Centro, fa un gesto di grande generosità: mette a disposizione 40.000 euro dei suoi risparmi, rispetto ai quali i 2.500 del sindaco appaiono un’inutile elemosina propagandistica. Anche perché da un Sindaco ci si aspettano altri interventi.  In realtà, anche questo debito è una fake news. Tant’è vero che qualcuno ha rimproverato Don Nicola che, non sapendolo, con il suo gesto impulsivo avrebbe finito per riconoscerne la sussistenza. Invece, alla luce di quel che è successo dopo, la sua proposta si è rivelata degna di un tavolo… da poker. Perché il suo ingenuo “rilancio di 40.000 euro”, ha avuto l’effetto di un bluff: ha obbligato il Comune a scoprire le carte rivelando la sua reale intenzione. Che non sembra quella di tenere aperto il Centro – se no, grazie all’offerta di Don Nicola, il problema sarebbe stato risolto – ma piuttosto quella di trovare una motivazione per chiuderlo. Pochi giorni dopo, infatti, fallito il tentativo di revocare l’autorizzazione alla cooperativa con il pretesto della morosità, il Comune, mette in atto il quarto tentativo di chiusura del Centro: non si possono erogare i “voucher” agli utenti per colpa della Regione che tarda a dare i soldi per coprire il servizio. Inutile entrare nel merito di quest’ultima trovata che sta in piedi come un tavolo su 3 gambe: anche perché lo spiegherà molto meglio domani l’assessore regionale Fortini in visita a Benevento e al Centro “E’ più bello insieme…” Vale la pena, invece, entrare nel merito dei 40.000 euro di presunto debito per affitti arretrati: perché il Comune li ha messi sul piatto della bilancia senza spiegare, però, che sull’altro piatto c’è un credito di 45.000 euro di servizi gratuiti forniti dalla cooperativa proprio per compensare i canoni di affitto. Che significa? E’ la formula del cosiddetto “baratto amministrativo” (inserito nel decreto “Sblocca Italia” e convertito in legge con la 164/2014) per cui la cooperativa non ha pagato l’affitto in soldi, ma in servizi forniti gratuitamente ai cittadini segnalati dal Comune:  anche in virtù del fatto che, essendo il Centro una struttura accreditata, offre servizi riconosciuti ufficialmente come propri della funzione pubblica e non è, dunque, in alcun modo equiparabile ad una struttura meramente associativa del mondo no-profit.  E di questo credito c’è un’ampia e protocollata documentazione.  Nella lettera di gennaio 2012 (protocollo comunale n. 8392) firmata dal dirigente del IV settore, si legge: “In seguito agli accordi intercorsi sulla possibilità di inserimento della sig. G.D’A. a titolo gratuito presso il Centro diurno “Più bello insieme…” … questo servizio….ne ritiene funzionale l’inserimento presso la Vs Struttura.” Anche nella lettera del 30 aprile 2014 (protocollo n. 33964) viene riconosciuta la “presenza gratuita al centro per disabili” dei seguenti utenti i cui importi, non a caso, non sono stati MAI EROGATI: “Euro 7.020 per l’utente G. D’A. periodo gennaio 2012-gennaio 2013; euro 2.825 per A.P. periodo febbraio-novembre 2013; euro 6.360 per S.T. periodo gennaio 2012-novembre 2013”. O ancora, il report del 17 novembre 2017 (Protocollo n. 97778) che illustra il lavoro gratuitamente svolto per Nicola B., Valentina C., Osvaldo C., Annamaria I., Sergio P., Vicenzo S., Antonio T., Veronica V., Giocondina Z. specificando per ognuno la problematica e il modo in cui è stata affrontata.  Insomma, sarebbe bastato mettersi attorno a un tavolo con la volontà di risolvere il problema con gli strumenti che la legge mette a disposizione – e che sono tanti, compreso il regolamento comunale che agli articoli 5 e 9 prevede l’affido senza canone di immobili del Comune “laddove l’attività svolta ha un particolare interesse per la città” – per regolarizzare il rapporto di “baratto amministrativo” con la cooperativa. Ma così non è stato. E l’aspetto più grave, è che il Comune non ha proposto finora nessuna soluzione alternativa ai disabili del Centro: li ha semplicemente ignorati. Ma proprio la loro difesa con le unghie e con i denti di una realtà che “vale” e nei cui valori si riconosce buon parte della società civile, ha rivelato quanto l’attacco messo in atto dal Comune sia maldestro e offensivo: al punto da diventare un boomerang”.

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