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Avellino| Vittime innocenti delle mafie, in 8000 al corteo per chiedere giustizia

Avellino| Vittime innocenti delle mafie, in 8000 al corteo per chiedere giustizia

21 Marzo 2019 | by Redazione Av
Avellino| Vittime innocenti delle mafie, in 8000 al corteo per chiedere giustizia
Attualità
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Ad Avellino la primavera è sbocciata nel segno di “Libera” e della lotta alle mafie nel ricordo delle tante vittime innocenti. Eccezionale la partecipazione alla manifestazione regionale del 21 marzo che quest’anno è ospitata proprio nel capoluogo irpino: una stima approssimativa da parte delle forze dell’ordine parla di oltre ottomila persone. Più di 5000 quelli provenienti dalla provincia, tutti gli altri arrivano da Napoli e dall’area partenopea, dal casertano ma anche dalle province di Salerno e Benevento. 71 i pullman giunti davanti allo Stadio Partenio, tantissime le comitive organizzate con le proprie auto. Il corteo, con in testa proprio alcuni familiari delle 1011 (8 sono quelle irpine) vittime innocenti della criminalità organizzata, si muove proprio da qui. In prima fila campeggia lo striscione “Orizzonti di Giustizia sociale”, per ricordare alle istituzioni e all’opinione pubblica che tanta gente uccisa dalla camorra non ha ancora avuto giustizia. Dallo stadio si scende per via Capozzi, poi via Piave, via Tagliamento, Piazza d’Armi, via Colombo e via De Concilii, prima di svoltare su corso Vittorio Emanuele in direzione Piazza Libertà. Per le strade della città una marea di persone con bandiere e locandine, palloncini, scritte colorate. Avellino sembra essersi risvegliata dal torpore invernale.

Tra i familiari delle vittime c’è Gilda Ammaturo, figlia di Antonio, capo della squadra Mobile di Napoli ucciso da un patto sancito tra camorra e brigate rosse. Per il suo omicidio, avvenuto il 15 luglio del 1982, sono stati condannati all’ergastolo gli esecutori ma i mandanti non sono mai stati identificati con chiarezza. E poi c’è Antonietta Oliva, vedova del sovrintendente di Polizia Penitenziaria di Poggioreale, Pasquale Campanello, raggiunto da 15 colpi mentre rientrava dal servizio a casa, a Torrette di Mercogliano. Era l’8 febbraio 1993.

Sul palco, in Piazza Libertà, le testimonianze di don Tonino Palmese e del referente regionale di Libera, Fabio Giuliani. “Non giriamoci dall’altra parte – dicono – di fronte a questi fatti di sangue ma soprattutto facciamo i nomi, facciamoli tutti. Anche quelli dei morti dell’Isochimica o dei malati per l’inquinamento della Solofrana. E facciamo anche quelli di quanti muoiono in mare”. Poi la cerimonia della lettura di tutti i nomi delle vittime innocenti e l’applauso finale, con la speranza che tutti i rappresentanti istituzionali presenti, e ce n’erano davvero tanti, facciano a pieno la propria parte.

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