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Moro, 43 anni fa il rapimento e la strage di Via Fani

Moro, 43 anni fa il rapimento e la strage di Via Fani

16 Marzo 2021 | by Enzo Colarusso
Moro, 43 anni fa il rapimento e la strage di Via Fani
Attualità
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Quarantatre anni fa il rapimento di Aldo Moro e la uccisione della sua scorta da parte di un commando delle Brigate Rosse. Quella mattina del 16 marzo del 1978 a Via Fani un’autentica scena di guerra, una pioggia di proiettili per rapire il presidente della Democrazia Cristiana. Moro era diretto a Montecitorio, per prendere parte al dibattito parlamentare prodromico al voto di fiducia al quarto governo Andreotti che si sarebbe potuto avvalere anche del concorso del PCI, a trentanni dall’uscita dei comunisti dal governo. Era quello che, con costume italico e grande passione per le etichette, fu definito Compromesso Storico, il progetto moroteo di aprire al PCI di Berlinguer, ormai allontanatosi dall’influenza di Mosca. Un disegno che covava nemici potenti e disposti a tutto pur di impedirlo, anche a sinistra. Moro aveva intuito che l’onda lunga comunista, culminata col successo elettorale e lo storico sorpasso del 76, andava convogliata in un ambito di normalizzazione politica e quella mattina del 16 marzo avrebbe dovuto presenziare al discorso programmatico di Andreotti in seguioto al quale i comunisti avrebbero poi deciso se appoggiare l’Esecutivo nascente oppure no.

Moro non arrivò mai a Montecitorio. Il commando brigatista che lo attendeva a Via Fani lo prelevò dalla Fiat 130 dopo averne sterminato la scorta. A distanza di tanti anni il quadro di quella vicenda, che segnò in modo profondo la vita del Paese, è ancora avvolto nel mistero. Tutti i protagonisti di quelle giornate terribili hanno custodito le rispettive verità portandole con se nella tomba. La DC e le sue tante anime, la sinistra comunista, il Vaticano, i servizi segreti deviati, la P2, le intelligence dei blocchi contrapposti. Un fronte imponente che non voleva i comunusti al governo. Moro quel giorno avrebbe dovuto aprire una stagione nuova nella politica italiana; le mitragliette Skorpion di Balzarani e Moretti e la politica della fermezza portarono a Via Cateani cinquantacinque giorni dopo. La Notte della Repubblica, come la definì Zavoli, stava conoscendo il punto suo di maggiore intensità.

 

 

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