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Viva l’Italia, repubblica democratica fondata sul lavoro…

Viva l’Italia, repubblica democratica fondata sul lavoro…

2 Giugno 2023 | by Enzo Colarusso
Viva l’Italia, repubblica democratica fondata sul lavoro…
Attualità
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Il due giugno di 77 anni fa veniva proclamata la Repubblica italiana, nata dalla Resistenza antifascista. Non sappiamo se il conteggio delle schede fu regolare, forse addirittura non lo fu, e questo restituisce l’esatta misura di che paese sia mai il nostro e che cosa sia mai stato nel corso dei suoi 160 anni di vita unitaria. La monarchia sabauda ne è stata l’emblema per la metà della sua parabola e pure questo aiuta a farci capire che razza di posto sia mai questo; un posto in cui le grandi transizioni sono eterne e spesso non portano a nulla, ne è un esempio l’attualità che viviamo. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro…che non c’è e se c’è è precario, in termini di garanzie e diritti, formalmente “normale” solo nei doveri da corrispondere senza se e senza ma. Il fatto grave è che tutti, più o meno, ci siamo convinti che questo è giusto o quanto meno ci tocca e che la crisi, in questa specie di paese, è perenne e che per dirla alla Trilussa…”ce faranno un gran discorso sulla pace e sul lavoro”, un discorso che vale però solo per gli uomini mai per gli approfittatori, gli esosi, i ladri di stato o i caporali o i “Ragioniere Casoria” tanto per citare Totò. Per costoro no, vige una guarentigia eterna, un salvacondotto che li mantiene a galla come ciò di cui avrete ben inteso il paragone. E allora se il due di giugno ha ancora un valore, un significato di speranza, questa giornata la dedichiamo a chi sgobba, suda, lavora senza garanzie, gli stessi o quasi che ottant’anni fa credettero che una svolta fosse possibile e che per qualche tempo ne ebbero anche fiducia per poi cadere nel pianto, all’ombra magari di un caporale cui la “pubblica morale” riconosce i meriti dello status che occupa sulla pelle del lavoro. E allora alza e ammainabandiere, picchetti d’onore e sindaci assolati, autorità e fanfare, non ce ne vogliano, le lasciamo serenamente ai racconti delle cronache, sempre gli stessi, sempre meno interessanti.

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