Giornata di sciopero dei magistrati che protestano, ormai da lungo tempo, nei confronti della riforma della giuistizia che il Governo ha intenzione di mettere in atto e in particolar misura avverso alla separazione delle carriere. Che, per certri versi, è già nei fatti ma i magistrari temono che questa manovra che non mette in discussione l’autonomia del PM dal potere politico, possa essere il grimaldello per future azioni che destablizzino l’autonomia della magistratira e imporre un controllo effettivo della politica e dell’Esecutivo.
Anche a Benevento, il lavoro delle aule di giustizia è stato rallentato dalla serrata delle toghe che hanno espresso tutta la loro perplessità circa le intenzioni del Governo. “Non è una difesa di casta”, è stato ripetuto nel corso del dibattito nell’aula 4 del Tribunale, “nessuna difesa di privilegi ma solo il timore che sia l’inizio di una mutazione genetica del pubblico ministero e che il pm possa essere condizionato dai poteri forti perdendo la sua indipendenza”, è stato detto nei vari interventi.
Compreso l’aspetto puramente tecnico e cioè che con questa riforma si metta in sordina il vero problema di fondo, secondo i magistrati, e vale a dire la estrema lungaggine dei processi e le scarse risorse messe a disposizione della macchina della giustizia affinchè i processi sia io ceklebrati in tempi rapidi. In sinstesi una manovra, sostengono i magistrati, dal chiaro stampo politico dopo un trentennio e più di conflitto aperto fra toghe e politica.
Sostanzialmente scettici gli interventi di Mastella e Lombardi, netta la difesa del parlamentare Rubano che ha accennato alla forza politica di un disegno di riforma che il Governo recepisce dal corpo elettorale come prioritaria per rafforzare i margini di garanzia del cittadinio all’interno del processo, che sia esso penale o civile.
Sostanzialmente favorevoli alla riforma gli avvocati che si sono succeduti nel dibattito. Regardi ha parlato di una sostanziale ineluttabilità di un provvedimento che ha date scandite, dal 1988, la Legge Vassalli Pisapia, alla riforma dell’articolo 111 del 23 novembre 1999 con l’inserimento di cinque nuovi commi che delineano le garanzie previste dal cosiddetto giusto processo.
Uno scontro frontale quello tra magistratura e politica. L’adesione altissima di oggi però sta a significfare che l’ANM, con tutte le sue componenti spesso in conflitto fra loro, questa volta portano avanti un sentimento comune e il segnale che la battaglia sia solo agli inizi.