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Il Csm revoca l’incarico a D’Onofrio che non è più procuratore aggiunto alla Procura di Avellino

Il Csm revoca l’incarico a D’Onofrio che non è più procuratore aggiunto alla Procura di Avellino

7 Ottobre 2021 | by Redazione Av
Il Csm revoca l’incarico a D’Onofrio che non è più procuratore aggiunto alla Procura di Avellino
Cronaca
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Vincenzo D’Onofrio non è più procuratore aggiunto alla Procura della Repubblica di Avellino. Al Plenum del Consiglio Superiore della Magistratura passa la linea dura sul procedimento disciplinare a suo carico, al centro del quale c’erano alcuni biglietti omaggio ricevuti per una partita del Napoli e la possibilità di usare una barca. Gentilezze ricevute nell’ambito di un’amicizia con un imprenditore partenopeo. Il Csm si è espresso per la revoca dell’incarico con 18 voti a favore, 2 contrari e 2 astenuti. Situazioni emerse nell’ambito di un procedimento penale poi archiviato ma che secondo la V Commissione che ha proposto il provvedimento avrebbe ormai “incrinato il requisito di indipendenza” del magistrato proveniente dalla Dda dove ha ottenuto grandi risultati nella lotta alla camorra. Neanche le prese di posizioni dell’ex e dell’attuale capo degli inquirenti avellinesi, Rosario Cantelmo e Domenico Airoma, hanno fatto recedere il Plenum dalla sua decisione che sarà definita tra 15 giorni con il non luogo a procedere o una richiesta di giudizio. Ma approfondimenti, a questo punto, appaiono ormai già bocciati. D’Onofrio, dunque, riprenderà le vesti da sostituto procuratore non senza amarezza e il tentativo di far valere le proprie ragioni. “Ritengo sia un provvedimento ingiusto – ha dichiarato il magistrato – contro il quale mi batterò in tutte le sedi competenti. Un provvedimento che lede la mia dignità di uomo e di magistrato. Ho dimostrato con dati di fatto che la ricostruzione offerta dal provvedimento è frutto di scientifiche menzogne. Così come è assurdo che non si sia voluto neanche ascoltare i procuratori Cantelmo e Airoma, i sostituti dell’Ufficio, il presidente del Tribunale e quello dell’ordine degli avvocati e i vertici delle forze dell’ordine con cui abbiamo lavorato e lavoriamo a stretto contatto per chiedere loro se io, a seguito di queste indagini a mio carico, abbia mai dimostrato scarsa indipendenza e autonomia”.

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