Lo aveva annunciato Mariano Rigillo in sede di presentazione dello spettacolo: Ezra Pound ha pagato “dattero per fico”, dantescamente parlando, per la sua vicinanza al Fascismo, per la sua mai celata simpatia per Mussolini, la sua coerenza anche nella progionia. E nella serata all’Hortus Conclusus il grande attore napoletano, accompagnato da Anna Teresa Rossini, ha ripercorso, in forma teatrale, il pensiero dell’intellettuale e poeta americano in parte sdoganandolo dall’etichetta che gli è stata cucita addosso e di cui la destra si è appropriata anche a giusta causa.
Nella fresca serata dell’Hortus Rigillo ha dato una ulteriore grande prova attoriale, un monologo ad intervalli in cui nei panni di Pound carcerato e in gabbia, da cui il titolo dello spettacolo, si è voluto imbastire una sorta di arringa difensiva in cui il pubblico diventa una sorta di triobunale e nella quale lo stesso protagonista difende strenuamente le proprie idee sul palcoscenico della storia, la sua visione profondamente anticapitalistica, l’accusa terribile al sistema finanziario e usurario motore dei conflitti e delle carneficine del ventesimo secolo. La sua vicinanza al Fascismo Pound non la rinnega ma delinea un quadro del Ventennio e delle aderenze che lo hanno tenuto al potere fino al 25 luglio.
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