Eravamo rimasti al Laboratorio e poi all’intervista al segretario di Sel Sannio Gianluca Serafini che invitava la sinistra beneventana ad una seria riflessione sul momento politico e sulla possibilità di unire i destini in vista della costruzione di una identità politica condivisa ed anche delle elezioni di giugno. Eppure, sul versante di quella che si potrebbe definire un mera manifestazione di intenti non pare che si siano fatti passi in avanti. Sarebbe più onesto dire che non se ne è fatto nulla. E questo è perfettamente in linea con quanto ci racconta per lo meno un quinquennio di vita politica a sinistra. Il Laboratorio di Federica De Nigris, Andrea Maio e Giulia Tesauro e dal quale ha preso per certi versi le distanze Marcarelli, è nella fase di completamento della lista. C’è anche da decidere il candidato a sindaco che dovrebbe essere Federica De Nigris ma la diretta interessata è assai cauta e preferisce non alimentare indiscrezioni. Una decina di giorni e sapremo tutto. Quello che già sappiamo, invece, è che il dialogo a sinistra langue e di brutto. Niente più contatti con Lap Asilo 31 e neppure con Depistaggio. Pasquale Basile, che non è mai stato tenero con iniziative del genere, ammette di avere avuto tutta l’intenzione di ragionare in modo più approfondito ma denuncia anche la ambiguità della controparte, non univoca sulla reale volontà di instaurare un dialogo costruttivo con la sua componente, e chiama in causa Mario Zoino che sarebbe l’uomo del veto nei suoi confronti. “Non abbiamo ricevuto alcun invito dopo la prima assemblea alla quale partecipammo”, dice Basile, che poi veste i panni di Catone il Censore quando liquida l’operazione del Laboratorio come “fallimentare e autoreferenziale, in una parola incapace di parlare alla città. Io li voterò anche per simpatia, conclude Pasquale Basile, ma i laboratori di sinistra sono tutt’altra cosa”.
