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Benevento| Anatomia di una crisi

Benevento| Anatomia di una crisi

2 Febbraio 2020 | by redazione
Benevento| Anatomia di una crisi
Politica
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Di Enzo Colarusso – Mastella si è dimesso. A tre anni e otto mesi dalla sua elezione stamattina, tenendo fede alla propria intenzione di ribaltare il tavolo e di emanciparsi dalle pastoie di una ormai ex maggioranza che lo ha estenuato, ha presentato le dimissioni, come largamente annunciato. Dimissioni “ceppaloniche”, atipiche, “extraconsiliari”, nel senso che non sono state presentate in aula, come prassi vorrebbe, ma consegnate per interposta persona, di domenica. Anticonformismo mastelliano. Tutta questa vicenda ha ingenerato però molte perplessità. Il motivo, ufficiale, è la stanchezza nei confronti del comportamento “intollerabile” di molti consiglieri che inappagati lo ricatterebbero. Da qui la decisione di “rompere l’assedio”. Quello effettivo potrebbe essere un altro. Esiste, da qui a breve, un passaggio consiliare delicatissimo che va sotto il nome di Bilancio preventivo e che si preannuncia di non facile gestione. Con l’aria che tira Mastella può contare sul voto sicuro di un numero di fedelissimi non sufficiente per superare l’ostacolo. Potrebbe anche oltrepassarlo ma non senza doversi affidare al compromesso per raccogliere, in aula, quanto sarebbe stato necessario. Senza togliere che il rischio di andare incontro ad una debacle consiliare sarebbe stato forte, uno smacco che lo avrebbe costretto alle dimissioni forzate nel momento in cui non si fosse approvato il documento. Ha scelto, il sindaco, di anticipare i tempi per evitare di finire definitivamente stritolato nelle spire dei suoi “arraffoni” interni, gente che si è scelto con dovizia o che ha accolto mettendo in difficoltà il suo zoccolo duro. Una sorta di rifugio in calcio d’angolo per mantenere la propria forza e mettere i suoi detrattori nelle condizioni di assumersi per intero le proprie responsabilità. Mastella ha inteso, molto probabilmente, estremizzare la crisi proprio per porsi al riparo da conseguenze politicamente e amministrativamente ben più complicate. Il Ceppalonico presume di poterla spuntare; da un lato minaccia di fare piazza pulita, di andare al voto di primavera, di riuscire a presentare liste con nomi nuovi e con i fedelissimi “che sempre gli furono graditi” indicando al pubblico ludibrio coloro che gli hanno reso la vita impossibile. Ma è pronto anche ad incassare una andata a Canossa di quanti ne riconoscono l’innata leadership, a mostrarsi misericordioso e tutto sommato convinto che la sua amministrazione non è poi così negativa. Magari un documento politico serio che blindi una maggioranza sicura per un patto di fine consiliatura capace di assolvere a compiti importanti, tra cui il bando periferie che, per chi se ne fosse dimenticato, è un bel mucchio di quattrini e ci sono in mezzo interessi non indifferenti. Sia chiaro: il momento è topico e si presta ad interpretazioni, anche le più fantasiose, come potrebbe essere la nostra, ma per la prima volta a Palazzo Mosti siede un uomo che su questo terreno, quello del tatticismo, delle alchimie, delle uscite a valanga, dei cambi di marcia repentini ha costruito la propria fortuna e che ancora oggi, e basti vedere il richiamo che ha sulla stampa nazionale, riveste un ruolo di primissimo piano. Il suo brand non decresce, l’interesse per le sue sorti e per una città, tutto sommato secondaria nella geografia politica nazionale, è alto. E quindi, nell’ora delle dimissioni, si potrebbe ritenere che Mastella giochi al depistaggio, una tecnica maturata in tanti anni di esercizio del potere, a scuola della grande tradizione democristiana. E scusate se è poco.

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