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Spes ultima dea

Spes ultima dea

25 Ottobre 2023 | by Enzo Colarusso
Spes ultima dea
Politica
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La rincorsa di Mastella ad un appiglio cui aggrapparsi per garantirsi una sopravvivenza politica che al momento stenta ad assicurarsi. S’è detto che le Europee rappresentano una mero banco di prova per comprendere fino a che punto ce la si possa fare ma che sono le Provinciali dell’anno che verrà, con molta probabilità il 2025, e poi forse le Regionali del 2026 che ci diranno se il Nostro avrà “corto o lungo muso”, tanto per citare Allegri.

Che le stia provando tutte e in tutte le direzioni o quasi è fuori discussione, qualcuno sospetta che non disdegni nemmeno Fratelli d’Italia che qui da noi è rappresentato dall’amico Matera, anche per via delle “sviolinate” a Piantedosi e Sangiuliano quando sono venuti a Benevento ma a Roma le quotazioni sono assai basse. E poi lì c’è Patriciello che è già in campagna elettorale. E allora riecco Matteo Renzi col quale, dicono i bene informati, il contatto è quasi quotidiano. C’è di mezzo la toscanità dell’amico Della Valle e una “relazione” che va avanti dai tempi dell’elezione del Presidente della Repubblica, insomma un amico dal passato “fulgido e splendente” come il suo ma dal presente misero, Italia Viva azzecca al massimo al 2%, troppo poco per poterci contare. E c’è sempre da capire cosa l’interlocutore risponda a Mastella e questo non ci è dato di sapere ma lo possiamo forse immaginare.

L’occasione propizia ci fu all’epoca del connubio con Calenda che poi Renzi stesso ha fatto naufragare; quella si che avrebbe costituito la base per tornare a contare ma quei due poco gradivano Mastella, Calenda poi…. Oggi le cose stanno diversamente e Renzi non ha la forza per eleggere alcuno. E però Mastella spera che certi meccanismi volgano come lui vorrebbe, quel perno della zona di mezzo moderata e centrista con qualche dinosauro a portata di mano da convogliare verso l’ex premier, ebbè continua a frullargli per la mente ma sa che è impresa durissima e poco concretizzabile.

Tornando a bomba, punterebbe ad una operazione di testimonianza, magari avrà proposto la candidatura della moglie per le Europee come prova per contarsi ma senza troppo impegno, economico prima di tutto. Contarsi e magari scoprire che non saranno i centomila consensi ma qualcosa di consistente da poter brandire nei confronti del suo ex compagno di merende De Luca nel 2026, De Luca che ormai lo ignora e che in un sol giorno incassa l’assoluzione per il fido Mastursi ma anche la richiesta di condanna a due anni per il figlio Piero per la bancarotta fraudolenta di Ifil.

Regionali che sembrano lontanissime ma che nella mente del Nostro rappresentano l’estremo confine delle sue aspirazioni e alle quali è convinto di arrivarci ancora in groppa al cavallo e con le truppe mastellate ancora consistenti al seguito e su questo è lecito avanzare perplessità. E allora che fare, in cosa sperare? Chiuso a sinistra è a Forza Italia che si potrebbe rivotare e lì una candidatura europea della Lonardo potrebbe avere caratura. Ma con Rubano e finchè c’è Tajani al comando del partito il discorso è impossibile, benchè mantenga buone relazioni con certi ambienti forzitalioti romani che mal sopportano il rampantismo del giovane parlamentare. Che a scaltrezza e decisione è messo bene e ha assimilato alla perfezione la lezione ceppalonica ed è pronto ad aprire le braccia ai tanti sindaci che lui è convinto di poter accogliere. Per ora s’è preso Parisi, domani chissà.

Detto con franchezza, potrebbero essere gli ultimi fuochi e non è peregrino pensare che se davvero non ci riuscisse a ricollocarsi da qualche parte farà molta fatica a mantenere anche il fortino del Comune visto che i malpancismi sono diffusi e la sua corte dei miracoli sta insieme solo sulla promessa di una leadership cadreghista. Poi magari ribalta il tavolo e vince con una fiches avventurosa e ci spernacchia tutti con qualche supercazzola delle sue ma la sensazione è che stia su una polveriera pronta a esplodere e allora non gli resta che augurarsi di andare a votare l’anno prossimo per le Provinciali senza riforma, unico viatico per mantenersi a galla, sempre al netto di quel “chiappismo” molto affine allo spes ultima dea.

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