breaking news

Benevento, non servono processi ma soluzioni. Ecco la chiave del confronto squadra-società

Benevento, non servono processi ma soluzioni. Ecco la chiave del confronto squadra-società

27 Marzo 2017 | by admin
Benevento, non servono processi ma soluzioni. Ecco la chiave del confronto squadra-società
Sport
0

Benevento, Italy - Nov 19: TXT the Lega Serie B football match Benevento Calcio 1929 vs Brescia Calcio 1911 at Stadio Ciro Vigorito on November 19, 2016 in Benevento, Italy. (Photo by Mario Taddeo / mario taddeo | sports photo agency)

“Quello che succede nello spogliatoio è sacro” e di quell’ora di confronto da tecnico e giocatori restano poi le valutazioni nelle dichiarazioni ufficiali del post Benevento-Trapani. Da un lato un l’allenatore che ha tuonato “così non va”, chiedendo ai suoi di dare qualcosa in più per invertire la rotta. Dall’altro la presa di consapevolezza della squadra tutta condensata nell’assunzione di responsabilità proclamata da Fabrizio Melara, non più grande protagonista nel campo ma certamente perno del gruppo, da sempre canale importante tra la squadra e la società. Chiaro che quando le cose non vanno bene gli scricchiolii rischiano di diventare tonfi e spaccature, ma proprio la compattezza e l’unità d’intenti ha permesso di non metter in discussione la figura dell’allenatore. Non che sia legittimo, ma eventualmente automatico nel calcio moderno dove a pagare spesso è proprio chi all’interno di uno spogliatoio rischia di trovarsi in “inferiorità numerica”. Non è il caso di Marco Baroni, tantomeno del Benevento perché le dichiarazioni del tecnico toscano son suonate come quelle di chi ha la possibilità di alzar la voce e che quindi sente ancora di aver l’autorità giusta per farlo. Lui che non ama le dichiarazioni “a caldo”, ha ritenuto necessario un immediato confronto con la squadra per chieder qualcosa che non passa dal solo lavoro settimanale. I limiti attuali sono evidenti, ma ci sono alcune cause che non possono essere sempre identificate in scelte o nella tattica. Molto passa dall’atteggiamento e da quel qualcosa in più che la squadra sembra aver smarrito in questo ultimo periodo. Se in più poi aggiungi le emergenze in alcuni settori del campo e qualche scelta opinabile allora il rischio di un risultato deludente aumenta. Che Baroni abbia toccato le giuste corde lo ha dimostrato “l’ammissione di colpa” di chi a fine gara ha rappresentato la squadra (Melara), ma con lo stesso allenatore a far parte di quel gruppo seppur da timoniere. Poi il confronto con il presidente Vigorito ed il diesse Di Somma per un riepilogo, tracciare la giusta strada per riprendere il cammino e soprattutto uno sguardo negli occhi che permetta di intuire se quella fiducia iniziale resta intatta.

E’ nei momenti negativi che i progetti validi dimostrano il proprio valore, certo è che in questo momento il Benevento avrebbe bisogno di tutto tranne di un processo che vada a rivangare scelte sulle quali ormai non si può più tornare. Inutile sarebbe continuare a riaprire il capitolo mercato per andare ad individuare responsabili di strategie che in questa fase si stanno dimostrando incomplete. Perché alla previsione bisogna anche aggiungere una buona dose di imprevisto, sempre inizialmente considerata, ma difficile da quantificare nella stima. Appellarsi a questo significherebbe soltanto creare un alibi per concentrare delle responsabilità alla caccia del capro espiatorio, sgravando qualcun altro, concentrandosi su qualcosa che non si può cambiare e sviandosi da ciò che invece dipende direttamente dai protagonisti. Servirebbe solo a crearsi alibi, cosa della quale il Benevento non ha bisogno fuori, così come dentro al campo se si iniziasse a parlare di episodi arbitrali. Certo, alcuni episodi a sfavore hanno inciso ma non possono esser da soli la causa della magra di risultati delle ultime sei partite. Se così fosse, dietro non potrebbe altro che celarsi un complotto, ma non staremmo parlando di calcio che nella sua totale essenza include prodezze ed errori di tutti coloro che ne fanno parte, arbitri inclusi. Poi ci sono i giocatori bravi, quelli mediocri e anche gli scarsi. Come loro possono esserlo anche i direttori di gara. Se un attaccante sbaglia un gol clamoroso può esser stato sfortunato o poco lucido nell’occasione, ma è la sua carriera a dimostrarne la qualità. L’allenatore poi gli darà un’altra possibilità, se poi un giocatore è palesemente scarso e continua a far parte dell’undici titolare, allora la colpa è di chi fa le scelte. In entrambi i casi a pagarne sarà la squadra, così come quando quella squadra vincerà sarà anche lo stesso attaccante a prendersene il merito. Funziona così anche anche con gli arbitri: se un direttore di gara sbaglia una decisione non accade nulla che non sia umano. Se quello stesso direttore di gara ne sbaglia tre ad ogni partita, allora la colpa è di chi lo “schiera in campo”. Anche in questo caso a pagarne sarà una squadra, che non è direttamente la “sua squadra” e forse questa è la vera grande ed unica differenza che se, forse, fosse ridotta potrebbe spingere a qualche scelta diversa. In panca va il giocatore che sta sbagliando le ultime partite, dovrebbe funzionare così anche con gli arbitri. La squadra poi se è forte farà un grande campionato, altrimenti andrà rivoluzionata. E chi dice che per squadra si intenda solo quella di calcio?

Ma il Benevento adesso non ha la responsabilità di risolvere i problemi del calcio moderno con i quali sono tutti a farci i conti. Il Benevento, però, può prendere in mano il proprio destino e solo con l’unità, la compattezza e la voglia potrà riuscirci.

 

 

Powered by WPeMatico

Comments are closed.