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FabBENE: usi civici collettivi modello da approfondire

FabBENE: usi civici collettivi modello da approfondire

9 Luglio 2016 | by Enzo Colarusso
FabBENE: usi civici collettivi modello da approfondire
Politica
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BENEVENTO- Il tema degli spazi sociali al centro dell’interesse del Laboratorio politico FabBENE.  Sarà da valutare il grado di sensibilità della nuova amministrazione e la sensibilità nei confronti di una problematica su cui si è dibattuto e la cui attualità è stata ricordata da associazioni e movimenti anche nelle ultime ore. Per FabBENE un buon punto di partenza sul quale ragionare anche con altre realtà associazionistiche e di lotta è quello dell’ex Asilo Filangieri di Napoli. “Secondo tale modello, recita una nota di FabBENE, la gestione dei beni comuni si pone in rottura con lo strumento della concessione, la quale prevede che gli spazi vengano concessi solo ad una o più associazioni, non a chiunque abbia necessità di utilizzare uno spazio a fini culturali. Inoltre, non essendo prevista un’anagrafe delle associazioni culturali che monitori le attività oggettivamente svolte, spesso la concessione degli spazi non deriva da una concreta meritevolezza, ma diventa oggetto di scambio politico”. FabBENE introduce il concetto degli usi civici collettivi: “il regolamento è scritto dai fruitori dello spazio ed è teso a preservare un meccanismo di formazione del consenso che sia sempre il medesimo a prescindere dalla persone che, in un dato momento, si trovino a prendere le decisioni. Nessuno è concessionario, nessuno è detentore, lo spazio appartiene a chi lo utilizza, permettendo, così, una condivisione di luoghi, di progetti e di mezzi di produzione artistico-creativa. Il modello degli usi civici collettivi continuerà ad essere oggetto di studio e, soprattutto, di proposta concreta nei confronti dell’attuale amministrazione”, fa sapere FabBENE che poi invita e in parte ammonisce “chiunque voglia unirsi, a farlo, con la duplice consapevolezza di rinunciare ai propri individualismi per la gestione comune di spazi culturali e che non rappresenteremo il baluardo difensivo di spazi dati in concessione dall’amministrazione uscente”.

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